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COMMENTO

DI DANIELE BONADDIO | 5 SETTEMBRE 2025

Il Fondo di Integrazione Salariale dell’INPS inizia il suo lento disimpegno. Con il D.M. 11 luglio 2025 , pubblicato nella sezione “Pubblicità legale” del Ministero del Lavoro, prende forma il meccanismo che traghetterà una parte delle risorse accantonate nel FIS verso i fondi di solidarietà bilaterali di nuova costituzione. Si tratta di un passaggio cruciale, previsto dalla Legge n. 203/2024, destinato a dare autonomia finanziaria ai fondi settoriali creati dopo il 1° maggio 2023, così da renderli operativi fin dalle prime fasi.

Premessa

Per ciascun fondo di solidarietà bilaterale, costituito successivamente al 1° maggio 2023 ai sensi dell’articolo 26, commi da 1 a 7 bis, del D.Lgs. n. 148/2015, il decreto istitutivo del fondo determina l’ammontare della quota parte di risorse accumulate dalle imprese del settore interessato che deve essere trasferita dal fondo di integrazione salariale di cui all’articolo 29 del medesimo D.Lgs. n. 148/2015 al bilancio del nuovo fondo di solidarietà.

Il trasferimento, tra l’altro, avrebbe la finalità di permettere di fornire ai fondi di nuova costituzione una dotazione iniziale che permetta loro di erogare le prestazioni fin dalle prime fasi di operatività.

Una riforma che completa il Jobs Act

L’operazione si inserisce nel percorso di universalizzazione degli ammortizzatori sociali avviato con il Jobs Act: oggi tutti i dipendenti, indipendentemente dal settore o dalle dimensioni aziendali, hanno diritto a una prestazione di sostegno in caso di sospensione dell’attività.

Se CIGO e CIGS coprono i comparti tradizionali, i fondi bilaterali garantiscono la stessa tutela a chi ne era rimasto escluso. Il FIS, finora, ha svolto il ruolo di “cuscinetto” residuale, ma ora il suo patrimonio alimenterà progressivamente i fondi di settore.

Come funziona il trasferimento

Il decreto definisce in modo puntuale la procedura:

  • il percorso parte dal deposito dell’accordo collettivo tra sindacati e datori di lavoro presso il Ministero;
  • l’INPS rilascia una certificazione, calcolando la quota di risorse spettanti al nuovo fondo, sulla base del patrimonio del FIS e dei contributi versati dal settore nell’anno precedente;
  • la cifra così individuata confluisce nel decreto istitutivo del fondo, che ne sancisce l’ammontare;
  • nei casi di fondi già nati dopo il maggio 2023, la quantificazione arriverà con successivi decreti integrativi.

Garanzie e vincoli

Il decreto prevede anche correttivi per tutelare sia i lavoratori che l’equilibrio finanziario dell’INPS:

  • se dall’analisi emergesse che il nuovo fondo non ha le condizioni per erogare l’assegno integrativo, l’INPS deve segnalarlo al Ministero;
  • i datori di lavoro continueranno a versare al FIS la contribuzione addizionale necessaria a coprire le prestazioni già deliberate, fino a piena operatività del nuovo fondo.

Uno scenario in evoluzione

Con queste regole, il FIS cessa progressivamente di essere un fondo universale residuale per diventare un serbatoio transitorio: le risorse maturate verranno incanalate nei fondi bilaterali, più aderenti alla realtà dei singoli settori.

Il sistema degli ammortizzatori si rafforza così nella logica di sussidiarietà e responsabilizzazione delle parti sociali, aprendo una nuova fase in cui la gestione delle crisi occupazionali sarà sempre più affidata alla contrattazione collettiva di categoria.

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