L’OPINIONE
Di Andrea Bongi | 11 Luglio 2025
Come ogni anno la Corte dei Conti ha denunciato l’ennesimo sottoutilizzo dei dati e delle informazioni contenute nelle varie banche dati alle quali hanno accesso sia l’Agenzia delle Entrate che la Guardia di Finanza.
Particolarmente rilevante il mancato utilizzo delle informazioni chiave sia per la lotta all’evasione sia per la compliance, contenute nell’archivio dei rapporti finanziari e nella banca dati fatture elettroniche integrate.
Nemmeno la codificazione normativa delle analisi del rischio fiscale, contenuta nell’art. 2 del D.Lgs. n. 13/2024, e la predisposizione di specifici applicativi software, come Ve.R.A., sembrano in grado di smuovere queste tendenze in atto ormai da diversi anni.
Informazioni chiave per la lotta all’evasione e la tax compliance che risultano però, di fatto, poco utilizzate. Si tratta dei dati e delle informazioni, anche di natura qualitativa, contenute nell’archivio dei rapporti finanziari e in quello delle fatture elettroniche e dei corrispettivi telematici.
A denunciare il suddetto scarso utilizzo è la Corte dei Conti nella recente Relazione sul rendiconto dello Stato al 31 dicembre 2024.
Il monito della magistratura contabile non è nuovo. Nonostante i continui e reiterati annunci di attività di contrasto e di tax compliance basate sull’intelligenza artificiale e sull’interoperabilità delle varie banche dati a disposizione del Fisco, i rendiconti annuali della Corte dei Conti non evidenziano segnali degni di nota in tal senso.
Secondo i magistrati contabili infatti “persistono ritardi e difficoltà nella piena e tempestiva utilizzazione, ai fini dell’accertamento e dello sviluppo della tax compliance, delle banche dati tributarie e, in particolare, di quelle relative ai contenuti delle fatture elettroniche e di quelle concernenti i rapporti finanziari, pur trattandosi di strumenti operativi che dovrebbero supportare costantemente l’attività di controllo sostanziale. In particolare, si rileva la mancata utilizzazione dei contenuti analitico-descrittivi delle fatture elettroniche e delle complessive movimentazioni finanziarie rilevabili dai conti bancari al fine di indurre in via preventiva il corretto adempimento degli obblighi tributari”.
Con particolare riferimento alle indagini finanziarie e agli accertamenti fiscali che traggono spunto da tale banca dati, la Corte dei Conti evidenzia come nell’attuale quadro normativo le indagini finanziarie, svolte dall’Agenzia delle Entrate, dovrebbero assumere rilievo sotto molteplici profili: quello dell’analisi di rischio di carattere sistematico per far emergere posizioni da sottoporre a controllo, quello dell’analisi puntuale sul singolo contribuente sottoposto a controllo fiscale e quello della ricerca di posizioni creditorie utili a soddisfare l’azione di riscossione coattiva.
In relazione all’utilizzo di tale strumento sia in chiave antievasione che di stimolo all’adempimento, la relazione della magistratura contabile evidenzia, per l’ennesima volta, la limitata utilizzazione delle analisi puntuali e degli accertamenti assistiti da indagini finanziarie. A fronte di un incremento del numero di indagini finanziarie autorizzate nel 2024 (il 60% in più rispetto al 2023), la maggiore imposta riscossa dall’Agenzia delle Entrate risulta invece in notevole diminuzione rispetto all’anno precedente (– 61,4%).
Tutto ciò nonostante il fatto che nel corso del 2024 l’Amministrazione finanziaria, grazie anche alla codificazione normativa delle analisi del rischio ad opera dell’art. 2 del D.Lgs. 12 febbraio 2024, n. 13, ha fatto sapere di aver realizzato una procedura per individuare elenchi di contribuenti dalla forte incoerenza tra redditi/ricavi dichiarati e movimentazioni finanziarie, elaborati a livello centrale mediante specifici criteri basati sull’utilizzo integrato delle informazioni comunicate dagli operatori finanziari all’Archivio dei rapporti finanziari e degli altri dati presenti in Anagrafe tributaria, rese disponibili agli Uffici mediante un apposito applicativo denominato Ve.R.A. (Verifica Risparmio Accumulato).
Più costante nel tempo risulta invece l’utilizzo delle indagini finanziarie da parte della Guardia di Finanza.
Quanto all’utilizzo dei dati contenuti nell’archivio dei rapporti finanziaria ai fini del potenziamento e dell’efficientamento delle attività di riscossione è opportuno ricordare che l’art. 3 del D.L. n. 193 del 22 ottobre 2016, convertito con modificazioni dalla Legge n. 225 del 1 dicembre 2016, consente all’Agenzia delle Entrate e all’Agenzia delle Entrate-Riscossione di utilizzare “le banche dati e le informazioni alle quali è autorizzata ad accedere sulla base di specifiche disposizioni di legge, anche ai fini dell’esercizio delle funzioni relative alla riscossione nazionale”.
Nella tabella che segue è riepilogato il numero delle indagini finanziarie autorizzate nel periodo 2019-2024 da parte dell’Agenzia delle Entrate e quelle svolte dalla Guardia di Finanza. Mentre l’andamento di quest’ultime ha un trend costante, ad eccezione del 2020, gli accertamenti basati sulle informazioni desunte dall’anagrafe dei rapporti finanziari eseguiti dall’Agenzia delle Entrate sono invece incostanti e altalenanti di anno in anno.
Numero di accertamenti annui assistiti da indagini finanziarie | ||||||
Anno | 2019 | 2020 | 2021 | 2022 | 2023 | 2024 |
Agenzia delle Entrate | 6.337 | 2.793 | 1.691 | 3.643 | 3.540 | 4.558 |
Guardia di Finanza | 5.925 | 3.538 | 5.686 | 5.482 | 5.973 | 5.964 |
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