RASSEGNA DI GIURISPRUDENZA
A CURA DI BENEDETTA CARGNEL | 10 OTTOBRE 2025
INPS
Previdenza
Il disconoscimento di INPS della sussistenza di un rapporto di lavoro subordinato – Cass. Sez. Lav., ord. 24 settembre 2025, n. 26034
Il Fatto
Un lavoratore e la società per cui lavorava adivano il Tribunale per ottenere l’accertamento della genuinità del rapporto di lavoro subordinato intercorso con qualifica dirigenziale, disconosciuto da un verbale di accertamento INPS.
Il Tribunale e la Corte d’Appello rigettavano la domanda, ritendo che i ricorrenti non avessero provato la sussistenza del rapporto lavorativo.
Lavoratore e società ricorrevano per cassazione.
Il Diritto
La corte ricorda che in forza del potere di autotutela spettante, in via generale, alle Pubbliche amministrazioni, l’INPS è legittimato a compiere atti di verifica, di rettifica e di valutazione di situazioni giuridiche preesistenti, nonché ad annullare d’ufficio, con effetto “ex tunc”, qualsiasi provvedimento che risulti “ab origine” adottato in contrasto con la normativa vigente, e quindi può disconoscere in radice dell’esistenza di un rapporto di lavoro subordinato che costituisce presupposto necessario ed indefettibile della sussistenza del rapporto assicurativo, con la conseguenza, in questa evenienza, che i contributi versati sono inidonei a costituire una valida posizione assicurativa. In tal caso, colui che intende far valere l’esistenza del rapporto di lavoro subordinato e, per l’effetto, la valida attivazione del rapporto previdenziale-assicurativo deve provare in modo certo l’elemento tipico qualificante del requisito della subordinazione.
Poiché i giudici di merito si sono attenuti a tale principio, la corte rigetta il ricorso.
La necessità della domanda amministrativa per la proponibilità del ricorso avverso INPS in tema di prestazione previdenziale – Cass. Sez. Lav., ord. 24 settembre 2025, n. 26067
Il Fatto
Gli eredi di una titolare di indennità di accompagnamento ottenevano un Decreto ingiuntivo contro l’INPS per il pagamento di ratei della prestazione.
INPS si opponeva a detto Decreto e la Corte d’Appello, in riforma, in riforma della pronuncia di primo grado, accoglieva l’opposizione dell’INPS, rilevando la mancanza della domanda amministrativa di prestazione
Gli eredi proponevano ricorso in Cassazione.
Il Diritto
La Corte rileva che l’assenza della domanda amministrativa, che rende la domanda giudiziale improponibile, è rilevabile d’ufficio anche in appello, essendo irrilevante che l’INPS non l’avesse riproposta con l’atto di gravame.
La corte pertanto rigetta il ricorso.
LAVORO SUBORDINATO
Accertamento
L’accertamento giudiziale della sussistenza della subordinazione sulla base degli indici della subordinazione – Cass. Sez. Lav., sent. 12 settembre 2025, n. 25114
Il Fatto
Alcuni lavoratori adivano il Tribunale per far accertare la sussistenza di un rapporto di lavoro subordinato, al posto del contratto a progetto formalmente sottoscritto.
La Corte d’Appello, in riforma della sentenza impugnata, accoglieva la domanda.
Il datore di lavoro ricorreva per cassazione.
Il Diritto
La Suprema Corte ribadisce che l’accertamento dei plurimi indici sintomatici della subordinazione (quali l’inserimento stabile nell’organizzazione aziendale, l’osservanza di orari e il controllo continuativo) costituisce un apprezzamento ineluttabilmente di merito, che nel caso di specie ha correttamente valorizzato gli elementi sussistenti.
La corte pertanto rigetta il ricorso.
LICENZIAMENTO DISCIPLINARE
Principio di proporzionalità
La verifica della sussistenza tra le sanzioni espulsive previste dal CCNL applicabile della condotta addebitata – Cass. Sez. Lav., ord. 16 settembre 2025, n. 25347
Il Fatto
Un lavoratore era stato licenziato per giusta causa a seguito della sua condotta inadempiente rispetto all’obbligo di restituzione di una rilevante somma di denaro, precedentemente percepita in via provvisoria in virtù di una sentenza poi riformata.
Il lavoratore impugnava il licenziamento e la corte di appello, in riforma della sentenza di primo grado accoglieva la domanda ritenendo il licenziamento non proporzionato, con applicazione della tutela risarcitoria ex art. 18, comma 5 , St. lav. (15 mensilità)
Il lavoratore ricorreva per cassazione.
Il Diritto
La Corte ricorda che tema di licenziamento disciplinare, al fine di selezionare la tutela applicabile tra quelle previste dall’art. 18, commi 4 e 5, della Legge n. 300 del 1970, come novellato dalla Legge n. 92 del 2012, il giudice può sussumere la condotta addebitata al lavoratore, e in concreto accertata giudizialmente, nella previsione contrattuale che, con clausola generale ed elastica, punisca l’illecito con sanzione conservativa, né detta operazione di interpretazione e sussunzione trasmoda nel giudizio di proporzionalità della sanzione rispetto al fatto contestato, restando nei limiti dell’attuazione del principio di proporzionalità, come eseguito dalle parti sociali attraverso la previsione del contratto collettivo.
Poiché i giudici non si sono attenuti a tale valutazione, la Corte accoglie il ricorso sul punto.
LICENZIAMENTO PER GIUSTIFICATO MOTIVO OGGETTIVO
Repêchage
L’estensione dell’obbligo di repêchage anche a posizioni inferiori in caso di soppressione della posizione lavorativa – Cass. Sez. Lav., ord. 24 settembre 2025, n. 26035
Il Fatto
Un lavoratore impugnava il licenziamento per giustificato motivo oggettivo, intimatoa seguito della soppressione della sua posizione.
La Corte d’Appello, in riforma della sentenza di primo grado, dichiarava il licenziamento illegittimo, disponendo la reintegrazione e la condanna al risarcimento per violazione dell’obbligo di repêchage.
La società proponeva ricorso per Cassazione.
Il Diritto
La corte ricorda che l’obbligo di repêchage si estende alle mansioni del livello immediatamente inferiore se compatibili con le competenze professionali del lavoratore e da lui già svolte, senza che vi sia un obbligo di nuova formazione.
La corte pertanto rigetta il ricorso.
MANSIONI
Inquadramento
La valutazione del cumulo di periodi di svolgimento delle mansioni superiori per l’accertamento dell’inquadramento superiore – Cass. Sez. Lav., ord. 16 settembre 2025, n. 25351
Il Fatto
Un lavoratore, adiva il Tribunale per far accertare il suo diritto al superiore inquadramento e al pagamento delle relative differenze retributive e del risarcimento danni da demansionamento.
La Corte d’Appello, in parziale riforma della sentenza di primo grado, accoglieva solo la domanda relativa alla maggiorazione retributiva per il mancato riposo settimanale, ritenendo invece che la qualifica superiore fosse solo temporanea.
Il lavoratore ricorreva per Cassazione.
Il Diritto
La corte ricorda che per la sussistenza della frequenza e sistematicità di reiterate assegnazioni di un lavoratore allo svolgimento di mansioni superiori, il cui cumulo sia utile all’acquisizione del diritto alla promozione automatica in forza dell’art. 2103 c.c., non è sufficiente la mera ripetizione delle assegnazioni, essendo invece necessario – se non un vero e proprio intento fraudolento del datore di lavoro – una programmazione iniziale della molteplicità degli incarichi ed una predeterminazione utilitaristica di siffatto comportamento.
Poiché i giudici non si sono attenuti a tali principi, la corte accoglie il ricorso.
PREVIDENZA
Contribuzione
L’illegittimità del contributo di solidarietà imposto dalle casse di previdenza – Cass. Sez. Lav., ord. 18 settembre 2025, n. 25632
Il Fatto
Un pensionato adiva il Tribunale per far accertare l’illegittimità del prelievo del contributo di solidarietà applicato sul trattamento pensionistico di un professionista.
Il Tribunale e la Corte d’Appello accoglievano la domanda e la cassa ricorreva per cassazione.
Il Diritto
La corte ribadisce che gli enti previdenziali privatizzati non possono imporre un contributo di solidarietà (che è una prestazione patrimoniale imposta ex art. 23 Cost.) se questo è introdotto per fonte regolamentare e non per legge.
La corte poi conferma che in caso di contestazione sull’ammontare complessivo del trattamento pensionistico per indebita trattenuta, il diritto alla riliquidazione degli importi è soggetto alla prescrizione ordinaria decennale (ex art. 2946 c.c.), e non a quella quinquennale (prevista per i ratei arretrati).
La corte pertanto rigetta il ricorso.
PROCESSO DEL LAVORO
Licenziamento
La decadenza dei termini per l’impugnativa al licenziamento – Cass. Sez. Lav., ord. 24 settembre 2025, n. 26039
Il Fatto
Una lavoratrice, impugnava il licenziamento per giusta causa intimato nella more del congedo di maternità.
Il Tribunale e la Corte d’Appello rigettavano la domanda, ritenendo regolarmente perfezionata la notificazione del licenziamento per compiuta giacenza (con conseguente decadenza dall’impugnazione) e non applicabile il rito speciale antidiscriminatorio (art. 28 D.Lgs. n. 150/2011).
La lavoratrice ricorreva per cassazione.
La corte rileva che il rito Fornero (applicabile anche al licenziamento discriminatorio) prevale su quello antidiscriminatorio in ragione della sua specialità, e pertanto si applicano i relativi termini di decadenza per l’impugnazione.
Inoltre, nel caso di specie la corte ha ritenuto correttamente provata la legale conoscenza della missiva ai sensi dell’art. 1335 c.c. sulla base della documentazione postale (dati informatici di Poste Italiane S.p.a. relativi alla raccomandata, soggetto al quale era affidato il servizio postale universale con attribuzione di funzioni di certificazione).
La corte pertanto rigetta il ricorso.
PUBBLICO IMPIEGO
Demansionamento
La disciplina del demansionamento nel pubblico impiego – Cass. Sez. Lav., ord. 25 settembre 2025, n. 26140
Il Fatto
Un lavoratore del pubblico impiego adiva il Tribunale per far accertare il suo diritto al risarcimento del danno da demansionamento a seguito della reintegrazione presso il proprio luogo lavoro, in forza di una precedente sentenza che aveva accertato l’illegittimità del suo trasferimento.
Il Tribunale e la Corte d’Appello rigettavano la domanda e il lavorator e ricorreva per cassazione.
Il Diritto
La corte ricorda che in tema di pubblico impiego privatizzato, l’art. 52 del D.Lgs. n. 165 del 2001 assegna rilievo solo al criterio dell’equivalenza formale delle mansioni, con riferimento alla classificazione prevista in astratto dai contratti collettivi, indipendentemente dalla professionalità in concreto acquisita, senza che il giudice possa sindacare la natura equivalente della mansione, non potendosi avere riguardo alla norma generale di cui all’art. 2103 c.c.
La corte pertanto dichiara inammissibile il ricorso.
Lavoro straordinario
La retribuzione del lavoro straordinario nel pubblico impiego – Cass. Sez. Lav., ord. 25 settembre 2025, n. 26148
Il Fatto
Un lavoratore del pubblico settore agiva in giudizio per ottenere il pagamento del lavoro straordinario prestato.
La Corte d’Appello, in riforma della sentenza di primo grado, rigettava la domanda, ritenendo indispensabile la preventiva autorizzazione per le ore di lavoro svolte nei giorni festivi.
Il lavoratore ricorreva per Cassazione.
Il Diritto
La Corte ribadisce che, sebbene sia necessaria l’autorizzazione dell’amministrazione, questa può essere anche implicita e si considera sufficiente a fondare il diritto al compenso. Il consenso del datore di lavoro, anche se implicito e desumibile dalla mera organizzazione del lavoro (è l’unico elemento che condiziona l’applicabilità dell’art. 2126 c.c.).
La corte pertanto accoglie il ricorso.
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